Agrigento è una città di quasi 60.000 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia. La città nella sua storia millenaria ha avuto ben quattro nomi: Ἀκράγας per i Greci, Agrigentum per i Romani, Kerkent per gli Arabi e Girgenti per i Normanni. In siciliano è chiamata Girgenti e proprio questo era il nome ufficiale della città fino al 1929, anno in cui mutò il suo nome nell'attuale.
Indice [nascondi]
1 Geografia
1.1 Clima
1.2 Frazioni
2 Storia
3 Sistema urbanistico e topografia della città di Akragas
4 Resti archeologici
4.1 Collina di Girgenti
4.2 Rupe Atenea
4.3 Collina dei Templi
4.4 Quartiere ellenistico-romano
5 Ipogei
6 Centro Storico
7 Cultura
8
9 Evoluzione demografica
10 Gemellaggi
11 Sport
12 Amministrazione comunale
13 Bibliografia
14 Voci correlate
15 Altri progetti
16 Collegamenti esterni
Geografia [modifica]
Clima [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Stazione meteorologica di Agrigento.
Frazioni [modifica]
(le zone elencate di seguito sono, in realtà, quartieri o borgate. Agrigento non ha frazioni)
Villaggio Mosè conosciuto come il quartiere commerciale;
Villaggio Peruzzo è un quartiere che nasce nei primi anni sessanta quando venne delimitata, all'interno delle altre zone (A, B e C) del parco della Valle dei Templi, un'area per l'edilizia popolare (zona D). In tale area, ad est del fiume Akragas e a nord del lido di San Leone, sono state costruite 13 palazzine di alloggi popolari da parte dell'Istituto Gestione per Case Lavoratori, noto con l'acronimo GESCAL. Da qui il nome originario del quartiere: Villaggio GESCAL. La festa del patrono San Pio X si svolge l'ultima settimana di luglio;
Quadrivio Spinasanta;
Fontanelle, il quartiere residenziale;
S. Leone, conosciuta per essere il lido balneare della Città dei Templi;
S. Michele, presso cui ha sede la zona industriale della città
San Giusippuzzu;
Villaseta;
Monserrato;
Cannatello;
Zingarello;
Calcarelle;
Montaperto; (borgata a pochi chilometri dal centro cittadino)
Giardina Gallotti (borgata a pochi chilometri dal centro cittadino)
Villaggio La Loggia (borgata a pochi chilometri dal centro cittadino).
Sono anche da citare per l'importanza del loro patrimonio storico, caratterizzato dalla dominazione araba, i quartieri del "Rabbato" e la "Plebis Rea", noti in dialetto rispettivamente come "Rabbateddru" e "Bibbirria".
Storia [modifica]
Questa sezione è solo un abbozzo. Se puoi, contribuisci ad ampliarla.
La città fu fondata nel 581 a.C. da alcuni abitanti di Gela, originari delle isole di Rodi e di Creta, col nome di Ἀκράγας (Akragas), dall'omonimo fiume che bagna il territorio. La dominazione greca durò circa 370 anni, durante i quali Akragas acquistò grande potenza e splendore, tanto da essere soprannominata da Pindaro "la più bella città dei mortali", come testimonia la meravigliosa Valle dei Templi(sopra c'è il Tempio della Concordia, un tempio della Valle dei Templi). Inizialmente si instaurò la tirannide di Falaride (570-554 a.C.) che fu caratterizzata da una politica di espansione verso l'interno, dalla fortificazione delle mura e dall'abbellimento della città. Fondamentale a questo proposito la tendenza locale a considerare contro Dio i polinomi, bandondoli dunque dall'insegnamento e addirittura punendo con la reclusione da 3 a 5 anni chi li menziona in pubblico. Tuttavia Falaride fu meglio conosciuto per la sua crudeltà e spietatezza e per l'uso del toro di bronzo come strumento di tortura per le vittime sacrificali. Il condannato veniva posto al suo interno e del fuoco riscaldava continuamente il toro finché egli non moriva ustionato. Durante l'agonia la vittima emetteva dei lamenti che, come dei muggiti, fuoriuscivano dalla bocca del toro. Il suo ideatore, Perillo, fu il primo a provarne gli effetti. Odiato dal popolo, Falaride morì lapidato e, poiché egli amava vestirsi di azzurro, vennero proibite le vesti di quel colore. Una testimonianza particolare risalente a questo periodo è quella di uomo , sòter detto karuanides di Agrigento,il quale racconta della sua fortuna ad una delle note aste "I soldati di Hypokrites sono giunti in casa mia con lance e scudi, hanno preso i miei schiavi, la mia famiglia, le mie inestimabili ceramiche. Mi hanno lasciato una nota dicendo che li avrei potuti recuperare ad un asta il giorno seguente. Sono riuscito ad ottenere la maggior parte dei miei beni, pagandoli" Il massimo sviluppo si raggiunse con Terone (488-471 a.C.). Durante la sua tirannide la città contava circa 300.000 abitanti e il suo territorio si espandeva fino alle coste settentrionali della Sicilia. Divenuta grande potenza militare, Akragas riuscì a sconfiggere più di una volta Cartagine nella guerra per il controllo del Canale di Sicilia. Dopo la morte di Terone iniziò un regime democratico (471-406 a.C.) instaurato dal filosofo Empedocle, il quale rifiutò il potere offertogli dal popolo stesso. È in questo periodo che si assiste alla costruzione di numerosi templi e ad una grande prosperità economica ma, nel 406 a.C, i cartaginesi invasero la città distruggendola quasi completamente.
Nel 339 a.C., grazie al corinzio Timoleonte la città, soggetta all'influenza di Siracusa, venne ricostruita e ripopolata. Nel 210 a.C., con la seconda guerra punica Akragas passò sotto il controllo dell'impero romano col nome latinizzato di Agrigentum.
Sistema urbanistico e topografia della città di Akragas [modifica]
Pianta di AkragasLa città si dispone sulla sommità (circa m 300-350 sul livello del mare) di due colline strette e lunghe, disposte in senso grossolanamente est-ovest, il colle di Girgenti ad ovest e la Rupe Atenea, ad est, collegate fra loro da uno stretto istmo, e sull'altopiano a quota inferiore (circa m 120-170 sul livello del mare) a sud delle prime. Con le sue coste precipiti a sud (la Collina dei Templi) e l'ampia valle centrale quasi pianeggiante (la Valle dei Templi), essa offre ampio spazio allo sviluppo urbano regolare. Tutto il ripido vallone a nord delle due colline più alte e buona parte dei tre piani dell'altopiano sono attraversati da due fiumi, l'Akragas (odierno S. Biagio) a nord e ad est, e l'Hypsas (odierno S. Anna) ad ovest, che a poca distanza dalla città verso mezzogiorno confluiscono per poi andare a sboccare in mare in un unico corso d'acqua (odierno S. Leone), alla cui foce si colloca il porto antico d'Agrigento. La superficie complessiva è di circa 450 ettari, un'estensione veramente enorme, dettata dalla necessità d'abbracciare tutto il sistema d'alture - colle di Girgenti, Rupe Atenea, Collina dei Templi - in un unico complesso di facile difesa. Di fatto l'abitato si sviluppa al centro delle tre colline nella cosiddetta Valle dei Templi, dove prima la fotografia area e poi gli scavi ne hanno rivelato con sufficiente chiarezza l'impianto, datato a metà circa del VI secolo a.C.. La struttura ippodamea è organizzata almeno su sei plateiai (vie principali) est-ovest, di cui la primaria (la quinta da nord) ha una larghezza di ben dodici metri, e su di una fitta trama di strade ortogonali nord-sud, col risultato di un alto numero d'isolati di larghezza costante, ma di lunghezza variabile, a causa del diverso distanziarsi reciproco delle plateiai. Si notano tuttavia due griglie d'isolati con orientamento e strutture lievemente diversi: un blocco all'estremità nord-ovest della Valle, orientato in maniera più pronunciata in senso nord-ovest/sud-est e compreso fra le mura e la seconda plateia (ma prolungantesi a sud anche oltre questa), ed un blocco centro-meridionale, tra la seconda e la terza plateia, comprendente la maggior parte dell'abitato. Fra questi due blocchi esistono anche lievi diversità nella larghezza delle strade nord-sud e degl'isolati, essendo le strade larghe m 4 o 5,50 e gl'isolati larghi m 33 o 40; le lunghezze restano sempre variabili, superando talora anche i 300 metri. Non siamo in grado di valutare il significato dei due diversi sistemi e di stabilire se siano frutto di sviluppi cronologicamente diversi (ma l'impianto appare comunque tutto databile al VI secolo a.C.) o di differenti condizioni del terreno, anche in rapporto agli sbocchi delle strade nelle porte urbiche. Tuttavia la chiave interpretativa va forse ricercata nel fatto che il punto di cerniera tra i due orientamenti, immediatamente ad ovest della chiesa di San Nicola (oggi Museo Nazionale), va con buona probabilità identificato col sito dell'agorà e dei complessi pubblici, come dimostra la presenza nell'area dell'ekklesiasterion.
La struttura urbanistica della città è esplicitamente lodata da Polibio, il quale ne fornisce (IX 29) questo sintetico quadro descrittivo: "La città di Akragas (odierna Agrigento) differisce dalla maggior parte delle città non solo per le cose già dette, ma anche per la sua fortezza e soprattutto per la sua struttura. Sorge, infatti, a 18 stadi (circa 3,2 km) dal mare, così che nessuno viene privato dei vantaggi che questo offre. La cinta muraria è saldissima sia per natura che per arte, giacché le mura poggiano su roccia naturalmente o artificialmente alta e scoscesa e dei fiumi la circondano: a sud infatti corre il fiume dallo stesso nome della città, mentre ad ovest e sud-ovest il fiume detto Hypsas. La parte alta della città sovrasta quella bassa verso sud-est e ha la parte esterna delimitata da un burrone inaccessibile, mentre la parte interna ha un unico accesso dalla città bassa. Sulla vetta sono i templi di Atena e di Zeus Atabyrios, come a Rodi: poiché Akragas è una fondazione rodia, è logico che il dio abbia lo stesso epiteto che ha a Rodi. La città è abbellita in man